L’ambientazione è quella della piazzetta veneziana sulla quale si affacciano alcune botteghe: quella del caffè, quella del barbiere, quella del botteghino del giuoco (biscazza) e sopra le tre botteghe suddette è situata una locanda.
La vicenda si ispira a caratteri umani e verosimili.
L’ingenuo mercante Eugenio ha passione del gioco d’azzardo, fino a trascurare la moglie Vittoria. Si lascia così truffare da Flaminio Ardenti, nascosto sotto il falso nome di Conte Leandro, e astuto baro nella bisca di Pandolfo. La vicenda è complicata dall’equivoco coniugale in cui incorre Eugenio, che aiuta Placida, travestita da pellegrina e in cerca del marito Flaminio, mentre egli si diverte alle sue spalle con la ballerina Lisaura. Sullo sfondo si delinea la figura del maldicente Don Marzio che, con le sue chiacchere, alimenta dissidi e incomprensioni. L’onesto caffettiere Ridolfo, accompagnato dalla vivace cameriera Trappolina, contribuisce a risolvere le liti matrimoniali di Eugenio e Flaminio, mentre il biscazziere Pandolfo viene arrestato dal Capo dei Birri.
Don Marzio, svergognato da tutti i personaggi, decide allora di cambiare costume e città. |
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